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al testo di Gil
Un altro cielo
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In un cielo di marinai avrei voluto volteggiare coi sensi, un'alternativa all'alba dei soli. Lì il mare appariva scia, via di raggi verso un centro l'approdo verso un porto. Di gioia in gioia sognavo una forma di carne, io teca dal nome di raccolta. Forse il tocco di due labbra e uno sguardo avrebbero guarito un corpo naufrago di fami e solitudini, un corpo in dissidio con la vita, il sangue amaro nel cuore scavato dalle assenze.
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